Andrea Bonatti
Project Management

Project Management

PMBOK SCRUM AGILE PMP, IPMA, PRINCE2, ISIPM, ASSIREP-k…che confusione inutile

Negli anni sono stati introdotte e perfezionate numerose metodologie per fare Project Management ma, di che si sta parlando realmente?

Andiamo con ordine, un Project Manager (in Italia spesso chiamato semplicemente “responsabile di progetto”), può essere un rappresentante del committente o un dipendente o consulente della società/organizzazione incaricata di realizzare il progetto stesso (in diversi casi ne esiste uno per parte, ciascuno con responsabilità di progetto verso la propria parte e che, giustamente, fa il gioco della propria squadra).

Il suo scopo è quello di raggiungere gli obiettivi di progetto, assicurando il rispetto dei costi, dei tempi e della qualità concordati e soprattutto il raggiungimento della soddisfazione di committente e fornitore.

A prescindere dal campo di realizzazione del progetto, un bravo project manager deve essere abile a interpretare gli obiettivi reali del progetto dal suo inizio sino alla fine, assicurandosi che la visione del committente venga realizzata secondo le sue aspettative nelle ore e nei modi stabiliti.

Perché tante metodologie?

Come dicevamo, nel tempo sono state perfezionate molte metodologie di project management. Si parte dalla più famosa e storia PMBOK Waterfall alle più recenti SCRUM AGILE.

Valutando gli estremi e semplificando molto (non me ne vogliano i puristi del ruolo): il PMBOK prevede grandi attività di pianificazione preventiva i cui ogni rischio deve essere calcolato e la fattibilità stessa del progetto analizzata e certificata prima ancora di muovere il primo passo. Con questo approccio saremo in grado di pianificare con estrema accuratezza dove ci troveremo al momento X della nostra navigazione.
Le modalità appartenenti al mondo Agile sono per definizione invece più “Agili” e permettono di avviare il progetto con scarsa pianificazione navigando più a vista. Saremo a conoscenza della nostra destinazione e della rotta che indicativamente dovremmo intraprendere, ma difficilmente saremo in grado di capire se siamo in linea con il nostro “tragitto ideale” dal momento in cui non avremo fatto alcuna pianificazione iniziale così dettagliata.

Quale metodologia scegliere?

L’istinto direbbe che se si ha bisogno di un monitoraggio costante del progetto in termini di tempi, costi e risultato, PMBOK sia preferibile, se si ha bisogno di cambiare rotta in maniera rapida per mantenere il livello di innovazione ai massimi livelli nel corso del progetto, un approccio AGILE sarebbe preferibile.

In realtà, l’approccio AGILE per come spesso presentato e definito risulta essere particolarmente ingessato ed ingessante. Nella sua agilità di pensiero prevede comunque ruoli e step che, se non adeguatamente rielaborate ed adattati all’interno del gruppo di lavoro, possono portare ad immobilizzare il gruppo di lavoro stesso.

La metodologia è tutto?

Assolutamente no. La metodologia con cui si affrontano i progetti è solamente uno dei tasselli.
Prima ancora di scegliere una metodologia è necessario analizzare attentamente la necessità di dotarsi di una metodologia aziendale. Nelle realtà più piccole, in cui si è sempre abituati a navigare a vista potrebbe infatti non essere così difficile imbattersi in personale restio al cambiamento che, opponendosi con i propri atteggiamenti ostruzionistici al processo proposto potranno far fallire ogni tipologia di progetto, sia esso di una o dell’altra tipologia…

Potrà un libro, un corso o una certificazione aiutarci?

Sicuramente si. La cultura è fondamentale, ogni corso, lettura, o certificazione che sia potrà esserci di aiuto nel nostro percorso di crescita, ma attenzione a non prendere tutto per oro colato.

Ogni progetto è differente dall’altro, così come azienda, ogni team o ogni cliente…

Personalmente tendo sempre ad affrontare le questioni progettuali con il team di riferimento in modo da definire assieme compiti, ruoli e tempistiche delle varie attività. La squadra va composta secondo le caratteristiche dei singoli giocatori e dell'”avversario”.
Non possiamo pensare di far giocare un centravanti in porta o viceversa ne possiamo pensare che il 5-4-1 sia sempre la formazione migliore!

ASCOLTO e DIALOGO con i nostri team sono di primaria importanza, qualunque sia il progetto che dobbiamo affrontare…ma delle buone basi teoriche ci potranno comunque aiutare.